domenica 28 agosto 2011

Le fiabe, al di là della loro apparenza semplice o non, della loro finalità divertente, del loro ottimismo, sono racconti che parlano, in maniera dissimulata, dei grandi misteri della vita umana: la nascita, la separazione del bambino dai genitori, il matrimonio. Considerate così, le fiabe meravigliose sono miti. Ma nella loro tessitura s’intrecciano i fantasmi. Il mito si caratterizza per il suo svolgimento narrativo, il fantasma preso nella sua trama è fisso, si dissimula sotto una figurazione, un’immagine, una scena, che contribuiscono a dare al racconto ricchezza, spessore, colore e oscurità, tutto in una volta. Le fiabe condividono con i  miti e le leggende la particolarità di essere storie esemplari che i soggetti utilizzano come canovacci.
Non si può comparare una fiaba uscita dalla tradizione orale a un racconto creato da un individuo attraverso la scrittura. Certe perdite (la presenza fisica, la voce, i gesti del narratore, l’interazione con l’auditorio) sono irreparabili. Un’altra perdita concerne il carattere finito del testo scritto. Il testo scritto si presenta prima di tutto come un oggetto pieno, saturo in un senso perfetto e dunque chiuso. Aperta, espansiva, lacunaria, sempre imperfetta, sempre indifferente nelle sue relazioni parlate, la fiaba costituisce un oggetto mobile che lo scritto fissa nel testo. Nello stesso modo gli auditori della fiaba si liberano ad un’elaborazione psichica, completando eventualmente le lacune con degli elementi pensati nei loro propri fantasmi, intendendo qualche volta ciò che non è stato detto.

1 commento:

  1. Buongiorno Giuseppe. Volevo sapere se hai già individuato la data di svolgimento del prossimo festival internazionale di Campodimele; mi aiuterebbero a organizzarmi con il premio di San Giuliano. Rimango in attesa. Grazie. Paolo Cortopassi

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