[…] c’è sempre un incontro fatale nella vita, un bel giorno ebbi maggiori
informazioni di un certo Basile che per la verità avevo già letto nel libro di mia
sorella […] ma nella sua forma di canzoniere...
Quando venni in possesso di quell’immenso testo in poche giornate divenni uomo.
Basile mi dimostrava che in dialetto, come in lingua, si poteva dire tutto; si poteva giungere fino alle scorregge e alle cacate perché ogni cosa dell’uomo è pulita e va compatita,
compresa e apprezzata. È inutile che io riporti una delle gigantesche parti di
qualche novella. Si sale alla più inimmaginabile bellezza, degna in pieno dello
stile attorcigliato di Shakespeare e si scende alle quadriglie di Rabelais.
Sia Boccaccio, sia Folengo, in confronto sono poca cosa.
Da allora questo libro non mi ha mai lasciato.
Me lo porto in viaggio e ce l’ho sul comodino.
Dopo le sbornie della zavorra contemporanea,
DOMENICO REA
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