Il viaggio fiabesco può essere vissuto affinché tutti possono, dopo mille difficoltà, vivere felici e contenti. Si tratta di percorsi evolutivi verso un premio, di nuovi viaggi e di riti di passaggio[1], che non possono deludere i protagonisti o l’ascoltatore; sono percorsi evolutivi che procedono, a volte lenti, a volte impetuosi: sfide verso l’ignoto e il destino.
Né trasformazione fisica né esperienza umana si danno senza avventura. Il tempo oggettivo, cioé il cambiamento, che abbiamo l’”abitudine” di chiamare impropriamente “tempo”, appare come l’incessante saltare di ogni esistente, animato o inanimato, organico o inorganico, oltre se stesso[2].
Allora tutto è possibile: avviarsi a piccoli passi verso un paese sconosciuto o buttarsi in una fuga precipitosa per vincere degli ostacoli. Allora è possibile cercare di lasciare posti pericolosicome dirigersi verso un luogo invitante e sicuro. Allora è possibile anche partire per cambiare vita a tratti senza obiettivi anche solo per andare verso il mondo esplorando nuove terre.
Per vivere tutto ciò ogni narrazione fiabesca deve possedre tra le sue caratteristiche stilistiche, il più delle volte, l’economia espressiva, le peripezie più straordinarie raccontate tenendo conto solo dell’essenziale. Per poter narrare ciò occorre essere contro gli ostacoli che impediscono e ritardono il compìmento di un desiderio, di una speranza, di una magia, o ristabiliscono un bene perduto. Nelle fiabe orali non possono mancare le sfide verso l’ignoto, le sorprese, i pericoli,gli incontri piacevoli o quelli indesiderati[3].
[1] Per Propp autore del testo Le radici storiche dei racconti di fate (1946) la maggior parte gli elementi costitutivi delle fiabe debbano farsi risalire a riti e miti primitivi (del regime del clan), e più specialmente al ciclo d'iniziazione e alle rappresentazioni della morte.
[3]Propp Vladimir Jakovlevic (San Pietroburgo, 29 aprile 1895 - Leningrado, 22 agosto 1970), fu un linguista e antropologo russo. Fu studioso del folklore e dedicò molti suoi studi all'indagine degli elementi delle fiabe popolari. I due principali studi di Propp sulla composizione, sugli elementi e sulle radici storiche e culturali della fiaba sono: Morfologia della fiaba e Le radici storiche dei racconti di magia. Nel primo, lo studioso si propone di classificare i diversi rami del genere fiabesco in modo preciso e scientifico, identificando le funzioni immutabili dei personaggi e le loro caratteristiche fondamentali sulla base di una convincente documentazione empirica (cento favole di Afanasev). In Le radici storiche dei racconti di magia, si dedica alla ricostruzione della genesi della fiaba e la inserisce in un più ampio contesto storico e culturale. Nel racconto di magia viene individuata la rappresentazione creativa e autenticamente popolare di antichi rapporti di produzione e delle corrispondenti manifestazioni magico-religiose. Le principali scoperte di Propp sono l'aver rintracciato 31 punti comuni a tutte le favole e l'aver delineato 8 tipi di personaggi ricorrenti, quali: L'eroe, vittima del cattivo, ma infine trionfatore Il cattivo, che l'eroe dovrà sconfiggere Il mentore, che prepara l'eroe alla tenzone, o gli offre un modo per sconfiggere l'avversario L'aiutante, che offre una mano all'eroe al fine di portare a termine il suo compito La principessa, che diventerà moglie dell'eroe Il padre della principessa, vittima o usurpatore che sia Il mittente, colui che spinge l'eroe a partire per la sua missione L'anti-eroe, colui che tenta di usurpare al vero eroe il suo ruolo.
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