mercoledì 6 marzo 2013


La fiaba deve la sua lunga vita fino ai giorni nostri, grazie alla trasmissione orale. E’ grazie all’interesse di studiosi di tradizioni popolari, letterati o linguisti come i Fratelli Grimm, Charles Perrault o il nostro Italo Calvino che tante fiabe sono state poi trascritte in raccolte. In Europa la prima raccolta scritta fu Lo Cunto de li Cunti overo lo trattenemiento de' Peccerille spesso denominato Pentamerone (1634-1636) di Giambattista Basile (1575-1632). Il testo, non potendo essere riferito in prima persona, in quanto l’autore non è il creatore delle fiabe, è narrato da dieci anziane donne che raccontano nell’arco di cinque giorni, in dialetto napoletano, un totale di cinquanta fiabe. La seconda raccolta, apparsa nel 1696, è I racconti di mamma l’Oca del francese Charles Perrault; a lui si deve la prima trascrizione di Cappuccetto Rosso, Cenerentola, Pollicino, La bella addormentata nel bosco e Il gatto con gli stivali. Queste prime raccolte daranno l’input ad un periodo più fecondo per la fiaba, il Romanticismo. Il periodo romantico valorizza lo spirito del popolo detentore, con le sue tradizioni, i suoi riti e il suo linguaggio, del vero spirito di un popolo. Non è più il '700 di Charles Perrault che inserisce le fiabe nelle scenografie della corte del Re Sole (Luigi XIV) e raccontate per allietare la nobiltà del tempo. E’ nel periodo romantico, quindi, che vediamo all’opera i fratelli Jacob e Wilhelm Grimm, il primo bibliotecario e studioso di letteratura, il secondo studioso di diritto e grammatica. Nel 1812 pubblicano un’importante raccolta di fiabe Fiabe dei bambini e della casa che nel 2005 sarà proclamata dall’UNESCO “patrimonio dell’Umanità”. Sulla spinta del successo della fiaba “raccolta e trascritta” vi furono anche veri e propri autori come il danese Hans Christian Andersen (1805-1875), autore di celebri fiabe tra cui La Sirenetta, Il brutto anatroccolo e Il soldatino di stagno. Ci si accorge ben presto che le fiabe non sono solo materia per addormentare i bambini, anzi, molte fiabe contengono immagini atroci di violenza, omicidi, delitti e cattiveria che portano gli studiosi di varie discipline ad analizzare tali contenuti. Le fiabe diventano così oggetto di studi scientifici, psicanalitici, antropologici, simbolici. Nel corso del secolo il fascino di questo genere letterario contagia scrittori affermati quali Italo Calvino, che nel 1956 pubblica le Fiabe italiane, una raccolta di racconti fiabeschi provenienti dalle varie province d’Italia e da lui tradotte dal dialetto all’italiano.

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