In un’epoca sempre più dominata dalla globalizzazione, l’educazione alla fantasia “dal vivo” e alla conoscenza delle emozioni “dal vivo” diventa sempre più necessaria non solo per controbilanciare questa tendenza ma anche per fornire un supporto insostituibile al processo di scambio evolutivo, criticita’ e di crescita umana. Le favole raccontano attraverso metafore e immagini, la storia della nostra vita, le difficoltà del quotidiano e il rapporto con la nostra morte. Queste rimangono nascoste nella nostra memoria, pronte a rassicurare o sopraffare l’eroe bambino che è in ognuno di noi, ricordandoci che tra incantesimi e peripezie, metamorfosi e sortilegi possiamo superare e liberarci dalle difficoltà della vita. La narrativa fantastica ovvero le fiabe e le favole, con le loro metafore, la triade conflitto-viaggi e metamorfosi e la ricchezza dei loro simboli, offre a psicologi, educatori e insegnanti un valido strumento di analisi e accompagnamento allo sviluppo. La narrazione fantastica ha origine con la nascita stessa del linguaggio dell’uomo. I primitivi che si radunavano la sera attorno al fuoco, nel riferire le rispettive esperienze sulla giornata avevano la tendenza ad esagerare le loro imprese; i cacciatori ed i guerrieri della tribù, ingigantendo le loro gesta, vedevano aumentare il loro prestigio sociale e il loro fascino sessuale per le donne. La narrazione fantastica primitiva aveva inoltre un valore apotropaico, cioè di allontanamento da un pericolo, oppure un valore propiziatorio, nella speranza che ciò che veniva narrato accadesse nella realtà. I sovrani illuminati avevano l’abitudine di tenere presso le loro corti un giullare o un cantastorie, che apparentemente aveva solo il compito di intrattenere e divertire gli ospiti, ma in realtà sciogliendo le tensioni, consentiva di rafforzare vincoli di solidarietà, di suggellare accordi e soprattutto di celebrare, con un rituale, la straordinaria importanza di un evento. II cantastorie aveva un ruolo marginale ma estremamente delicato, quello di avviare un processo di integrazione tra l’attività intellettuale e le esigenze emotive degli individui. Inoltre esprimeva e divulgava, attraverso la semplicità dello spirito ludico, significati e messaggi di grande utilità sociale non altrimenti accessibili per l’uomo della strada. Nell’affrontare qualsiasi argomento, per quanto complesso, usava un unico denominatore: l’uomo in quanto tale.
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