Ogni volta che raccontiamo una fiaba ad un bambino lo invitiamo ad avventurarsi nel rischio, a ripercorrere il suo sviluppo. Chi ha una certa pratica della narrazione di fiabe sa che il bambino che le ascolta non ama le varianti. Ama ascoltare di un destino che si compie mediante dei rischi, degli imprevisti, che fa parte del gioco della vita a quello di poter cambiare scelte.
Adulti e bambini siamo eredi di un grande dono, il racconto, tuttavia di questo dono non abbiamo consapevolezza né la necessaria confidenza[1].
Ora e’ importante entrare dentro il paese delle storie, ritrovarne la forza, l’attualità e persino il valore terapeutico: le fiabe fanno bene e ci servono.
[1] Gli studiosi intorno alla fiaba hanno elaborato sia studi di tipo linguistico – lo strutturalismo russo che ha individuato l’ordine del racconto – sia, d’altro lato, gli studi di orientamento più strettamente psicologico (Bettelheim e altri).
L’invito che vi faccio è di legare insieme queste due modalità d’approccio poiché nella fiaba vi è compresenza di ambedue gli aspetti. La fiaba non è solo una storia, ma l’ordine della "sua" storia: al contempo fa bene anche perché è la sceneggiatura della vita psichica del bambino. Le fiabe andrebbero accompagnate da un foglietto illustrativo, come si fa per i medicinali, con scritto quando raccontarle e a chi raccontarle. Esistono, infatti, le fiabe che possono curare la gelosia o addirittura la bulimia, l’anoressia, i rifiuti della scuola, la socializzazione difficile. Spesso, però, "bruciamo" le fiabe, cioè le usiamo troppo precocemente. Un esempio clamoroso è quello di "Cappuccetto Rosso", una delle prime fiabe solitamenteraccontate ai bambini che, invece, mette in scena una serie di conflitti estremamente intensi riguardanti la fine dell’infanzia e l’adolescenza – in particolare i fantasmi della sessualità: centrale, ad es. la figura del lupo come maschio cattivo e aggressore. Il bambino di 2-3 anni reagirà forse con la paura del lupo o di un futuro drammatico e fosco dal momento che la conflittualità troppo complessa implicita in "Cappuccetto Rosso" non può essere compresa e riordinata a quest’età.
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