L’ATELIER FIABA
di Emanuela Capurso
Da circa13 anni utilizzo lo strumento clinico dell’Atelier Fiaba con gruppi di bambini, pazienti dei servizi di NPI dell’ASL2.
Ho avuto occasione di conoscere e apprendere questo intervento clinico basato sull’utilizzo del mediatore “fiaba”, direttamente dal suo inventore francese il prof. Pierre Lafforgue
NASCITA
L’Atelier fiaba, oggi largamente diffuso in Francia, è un intervento piuttosto nuovo nell’ambito dei Servizi dell’età evolutiva di Torino e dell’Italia.
Pierre Lafforgue, neuropsichiatra e psicoanalista, l’ha sperimentato e utilizzato per più di trent’anni nell’Ospedale di giorno “La Pomme Bleu” di Bordeaux, dove è stato direttore, con gruppi di bambini psicotici e autistici, estendendolo successivamente anche ad altre psico-patologie (disarmonie evolutive) ed esportandolo poi in altre città della Francia.
RIFERIMENTI TEORICI
Le due anime dell’Atelier Fiaba: psicoanalitica e antropologica
I principali riferimenti teorici sono Freud, Bettelheim, Propp, Levi Strauss, Bion. Freud ha utilizzato le fiabe e i loro contenuti come prova e strumento di sostegno alle sue teorie psicoanalitiche. L’analisi che Bettelheim fa delle fiabe deriva da una meta-psicologia e non da una pratica di laboratorio con i bambini.
Lo strumento clinico dell’Atelier Fiaba ha i suoi fondamenti oltre che negli schemi di funzionamento libidico dell’inconscio e della pulsionalità infantile, anche negli elementi di saggezza popolare che la fiaba contiene, esaltandone perciò maggiormente la dimensione antropologica.
Attraverso numerose ricerche sulle molteplici raccolte di fiabe popolari di tradizione orale*, Lafforgue scopre che associazioni ricorrenti che i bambini fanno durante l’Atelier, è possibile trovarle in alcune versioni della medesima fiaba :ad es. Cappuccetto Rosso che mangia la nonna o il lupo dei Tre porcellini che scorreggia.
Facendo riferimento in particolare agli studi di Propp, Lafforgue considera la fiaba come iniziatore della differenziazione. Propp infatti descrive il carattere binario della maggior parte delle funzioni delle fiabe: grande/piccolo ;interno esterno; vita/morte; uomo donna; aggressore protettore.
Dice Lafforgue “Il bambino psicotico che non possiede ancora concetti come interno/esterno non avrà difficoltà a essere mangiato, ma le cose andranno meglio quando comincerà a interessarsi come sfuggire al lupo”.
Riferendosi al pensiero di Bion, considera come la fiaba consenta la trasformazione del pensiero dalla funzione β (caos e indifferenziazione) alla funzione α (contenente e organizzatrice).
*Classificazione internazionale delle fiabe di Delarue e Téneze ad es:Pollicino e Hansel e Gretel sono classificate insieme sotto il tema”I bambini abbandonati nella foresta”
VALORE E SIGNIFICATO DELLA FIABA
Le fiabe “curano”, perché parlano delle angosce e dei conflitti dei bambini, dei processi interiori della psiche, offrono dei personaggi nei quali il bambino può riconoscere ciò che avviene nella sua mente, ma in maniera controllabile: la strega che esiste nei fantasmi del bambino angosciato lo perseguiterà e gli farà paura, ma una strega che egli può spingere nel forno e bruciare viva è più rassicurante. Come dice Bettelheim, “la fiaba dà voce ai conflitti psichici del bambino e ne suggerisce possibili mediazioni, fornendo al bambino modelli di identificazione”.
La fiaba fornisce uno spazio simbolico organizzato: con la sua struttura fissa e sempre uguale è uno strumento di pensiero per il bambino:pensare con l’aiuto della storia! La sua funzione organizzativa gli permette di utilizzare anche altrove sequenze diventate pensabili, di fronte ai conflitti interni emersi durante l’esperienza. Tale funzione rappresenta la possibilità di costruire attraverso l’esperienza dell’ascolto, memorizzazione e rappresentazione della fiaba, un mondo reale esterno, che possa poi essere interiorizzato.
Le fiabe a cui Lafforgue fa riferimento sono quelle classiche, che venivano raccontate tra adulti, fra i quali c’erano anche i bambini.
La fiaba rappresenta la somma della saggezza dei popoli ed è contenitore dei pensieri emersi dall’inconscio collettivo dei gruppi umani: ecco perché le fiabe si somigliano.
Il racconto della fiaba può essere paragonato alla funzione della nutrizione e la fiaba al nutrimento, al buon cibo.
La fiaba ripetuta ha una valenza rassicurante e di contenimento, analogamente al consolidamento della fiducia di base del bambino e stimolo alla crescita che avviene attraverso il ripetersi quotidiano delle cure materne .
Nel racconto e nella rappresentazione della fiaba la parola e il gesto assumono un significato e diventano momenti di comunicazione. Per i bambini psicotici in particolare l’esperienza dell’Atelier Fiaba può assumere la valenza di uno spazio in cui può nascere lo scambio relazionale e di emozioni ed un contesto anche di realtà in cui il bambino gradualmente si inserisce e trova regole e contenimento.
In sintesi, la fiaba, in quanto possibile organizzatore della mente, risulta struttura sufficientemente semplice quanto incisiva da poter diventare utilmente uno strumento di aiuto all’organizzazione emotiva e cognitiva per quei bambini a volte dominati dalla confusione interna o bloccati nel loro percorso evolutivo.
LO STRUMENTO CLINICO DELL’ATELIER FIABA
nel servizio di NPI
L’Atelier fiaba solitamente rivolto ad un gruppo di 5/7bambini ,di età indicativamente tra i 5 e gli 8 anni, è un intervento di psicoterapia breve (6 mesi) a cadenza settimanale, intervento che può essere ripetuto (2^ ciclo), basato sull’uso del MEDIATORE “FIABA” e dei suoi contenuti emotivi attraverso la forma espressiva VERBALE (narrazione), CORPOREA(rappresentazione) e GRAFICA (disegno).
E’ un posto dove viene fornito ai bambini un quadro per esprimere le emozioni e un modo per comunicarle in un contesto che fornisce significato.
Può anche essere successivo a una psicoterapia individuale o ad essa preparatorio, ovvero può anche rappresentare un ottimo strumento di approfondimento diagnostico.
L’Atelier Fiaba consta di tre momenti: la narrazione della fiaba, la sua messa in scena , il disegno sui suoi contenuti.
La Narrazione, si configura come momento di holding, soprattutto con la voce e con lo sguardo, nonchè dell’ascolto e comprensione della fiaba; rappresenta la dimensione del ricevere il buon nutrimento,senza sapere ancora come,se quanto assimilare, cioè la capacità di “mettere dentro”.
Nella fase della Rappresentazione, le emozioni si traducono nell’azione corporea e verbale, le fantasie, paure, rabbie, angosce, all’interno del “contenitore- fiaba”, assumono un significato.
Nel Disegno, forma più evoluta e più interiorizzata, le emozioni accolte, pensate e tradotte graficamente, evidenziano la costruzione, i cambiamenti, le evoluzioni delle rappresentazioni associate alla fiaba, man mano che vengono interiorizzate dai bambini: ad es. possono disegnare il lupo nella sua dimensione orale, anale, genitale.
PER QUALI BAMBINI
Più che fare riferimento alla diagnosi, si è preferito mettere in evidenza una costellazione di caratteristiche del bambino rispetto alle quali lo strumento clinico dell’atelier fiaba possa risultare utile.
Bambini confusi sul piano emotivo e/o del pensiero :
- Bambini enigmatici criptici, poco accessibili,bloccati sul piano verbale e/o del gioco,con problemi di chiusura/isolamento,che sfuggono alla relazione diadica, per i quali si ritiene che il mediatore-fiaba possa far emergere contenuti emotivi importanti;
-Bambini che in fasi relativamente precoci della loro vita non hanno potuto, all’interno del nucleo familiare, ricevere gli strumenti, aiuti necessari per elaborare le loro esperienze emotive e mentali;
-Bambini con difficoltà ad integrare le esperienze emotive e cognitive ;
E’ importante che la famiglia non sia troppo compromessa sul piano psichico e/o sociale, a meno che non ci sia contemporaneamente un lavoro di supporto importante in tali ambiti.
L’OBIETTIVO E’
- Fornire ai bambini il supporto di uno strumento che li aiuti a mettere ordine nel loro mondo emotivo e cognitivo, per poter evolvere.
È perciò fondamentale che tale aiuto si configuri come un significativo fattore di cambiamento; ciò per esempio non può avvenire se la confusione del bambino è aggravata da pesanti fattori esterni, non facilmente affrontabili ,né tanto meno risolvibili.
SETTING
L’Atelier Fiaba s’inserisce all’interno del progetto terapeutico più ampio definito dal terapeuta inviante e dal servizio nel suo complesso.
TEMPI: incontri di circa un’ora a cadenza settimanale (6 mesi)
SPAZI: strutturazione di un luogo apposito con allestimento specifico per ciascuna delle tre fasi dell’Atelier e a seconda delle fiabe ;
CONTENUTI
1)Racconto di una fiaba semplice( ad es. Cappuccetto Rosso, I Tre Porcellini)
2)Rappresentazione
3)Disegno
OPERATORI E FUNZIONI
Conduttore :contiene le angosce dei bambini,se necessario fa da “io ausiliario” durante la rappresentazione e gestisce insieme agli altri operatori la fase del disegno;
Narratore: racconta la fiaba e quando necessario, tiene il filo del racconto durante la rappresentazione da parte dei bambini;
Regista: aiuta i bambini nella scelta dei personaggi e gestisce il momento della rappresentazione;
Osservatore : verbalizza l’incontro utilizzando una scheda creata appositamente (vedi all.)
Operatori gruppo- genitori:incontrano 15nalmente in un o spazio apposito e in parallelo all’atelier, i genitori
Regulation (discussione interna all’equipe di operatori dopo ogni incontro e 15nalmente insieme agli operatori del gruppo- genitori)
COLLEGAMENTO CON I CURANTI:
- Segnalazione da parte del curante tramite una scheda (vedi all.), a cui segue un incontro di approfondimento col conduttore dell’Atelier;
- Definizione concordata tra il curante e l’équipe di operatori dell’atelier degli obiettivi dell’inserimento;
- Raccordo in itinere con i curanti di tutti i bambini attraverso l’analisi e discussione degli elementi emersi dai video di due sedute di Atelier ;
- Restituzione finale da parte del conduttore al curante e ai genitori di ciascun bambino.
COINVOLGIMENTO GENITORI:
- Incontro iniziale in gruppo di presentazione dell’Atelier,
- Gruppo genitori quindicinale in affiancamento all’Atelier;
- Restituzione individualizzata dell’esperienza.
Gli operatori non fanno interpretazioni,ma comunicano con i bambini attraverso la fiaba e i suoi contenuti.
Se ad es.un bambino disturba impedendo di ascoltare il racconto si può dire :”X ci impedisce di ascoltare, è come se fosse cattivo, ma nella nostra storia è il lupo che è cattivo..”se il bambino manifesta angosce di separazione si può dire che ,come X anche i porcellini hanno paura senza la mamma e quando hanno paura cantano una canzoncina che fa così…”ancora se il b. ha un comportamento regressivo durante il racconto si può maggiormente sottolineare la solidità della casa del terzo porcellino;un b. che ha disegnato la sorella cattiva di Cenerentola senza braccia,nell’incontro successivo si può raccontare come utilizzi le braccia
Per cercare di strozzare Cenerentola; ad un b. che non riesce a fare il lupo lo si può affiancare dicendo che lui è il lupo piccolo e l’operatore il lupo grande, oppure si può commentare alla fine:” X ha fatto il lupo ma non era molto cattivo!”a un bambino che vuole essere Superman:”Vuoi essere Superman che vuole distruggere la casa o entrarvi, se vuoi essere Superman che distrugge allora vai nel bosco col lupo” questo è un modo affinchè il b. situi il personaggio dalla parte dell’aggressore o dell’aggredito. In una situazione di caos e confusione da parte dei b. durante ad es. la fiaba de “Il lupo e i 7 capretti si può dire che si è tutti eccitati perché sta per arrivare il lupo e c’è una mamma capra che non protegge.
LA “REGULATION”
Dopo ogni seduta di terapia ,l’equipe degli operatori utilizzando il materiale raccolto dall’osservatrice del gruppo e i propri ricordi discute e analizza quanto accaduto rispetto a ciascun bambino e alle relative interazioni con gli altri. E’ un momento di lavoro fondamentale per adottare nella seduta successiva gli eventuali e necessari accorgimenti in relazione alle tematiche emerse .Ad es. in relazione ad un bambino preoccupato dei confini del proprio Sé e che durante la rappresentazione della fiaba di Cappuccetto Rosso aveva aggiunto il contenuto legato all’esistenza di una porta della casa della mamma di C. R. che veniva aperta e poi chiusa avevamo accolto e riconosciuto questo suo bisogno marcando nello spazio l’esistenza della casa, disegnandola sul pavimento con un gessetto.
GRUPPO PARALLELO DI SPAZIO D’ASCOLTO PER I GENITORI
Un supporto importante all’incidenza terapeutica dell’Atelier Fiaba è il coinvolgimento dei genitori attraverso l’offerta di uno spazio d’ascolto in gruppo, parallelo all’atelier. Lo scopo è quello di fornire loro la possibilità di pensare all’esperienza dei bambini in relazione alle loro difficoltà e alle proprie. C’è un primo incontro di presentazione a cui partecipa tutto il team degli operatori :…Il lavoro continua durante l’atelier con gli incontri 15nali in un locale apposito e con due operatori aventi il ruolo di facilitatori. Si configura come uno spazio di ascolto-accompagnamento, con l’obiettivo prioritario di supportare il lavoro terapeutico con i figli. La discussione è molto libera , anche se sostanzialmente centrata sul senso dell’esperienza dei bambini con la fiaba, su ciò che gli stessi genitori vivono e sentono in relazione ad essa.
E PER FINIRE ….. ALCUNE CONSIDERAZIONI
Un aspetto importante di questo lavoro è costituito dal “pensare insieme” il bambino da parte del team degli operatori. Oltre al “mediatore fiaba”la costruzione di una rete mentale attorno al bambino rappresenta essa stessa un elemento di cura.
Questa “cura” funziona anche per il gruppo degli operatori, a volte messi duramente alla prova dagli agiti dei bambini.





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