FIABE
La ragione del successo dei Contes de ma mère l’oie e della loro notorietà va ricercata nella voga letteraria del tempo in cui le damine che affollavano il Trianon di Versailles erano avide di racconti fantasiosi ed edulcorati, gravitanti attorno a storie che stimolavano l’immaginazione e avevano tutte un lieto fine… oltre ad una morale palese o nascosta.Che le fiabe si diffondessero nel patrimonio letterario di tutta l’Europa è comprensibile. Meno comprensibile che paesi extraeuropei, in particolar modo quelli d’oltreoceano in cui gli Stati avevano culture e patrimoni folkloristici totalmente diversi da quelli europei, abbiano accettato di emettere (all’incirca dopo il 1970) dei valori postali con personaggi fiabeschi provenienti dalla Francia (e non solo). Il primo pensiero che viene spontaneo è l’apporto dei coloni francesi trasferitisi in molti paesi dell’Africa e dell’America, portandosi appresso la loro cultura. Minor impatto ebbe tale cultura nei paesi asiatici dove è raro imbattersi in Stati che abbiano emesso valori con personaggi tratti dal patrimonio perraultiano. La loro cultura, la loro mitologia e il loro mondo folkloristico era già saturo di personaggi, uomini e animali fantastici. Più che ricevere l’Oriente era pronto a dare. Al contrario nei paesi dell’America Latina e in molti Stati dell’America del Nord i racconti attecchirono ed ebbero buon gioco in un humus fertile, pronto, ricettivo.
Una seconda ipotesi è che molti paesi d’oltreoceano, da poco colonizzati o diventati indipendenti, non avendo una storia propria, abbiano utilizzato quella dei precedenti colonizzatori esaltando di essi i re, le regine, i grandi condottieri, i grandi scienziati e, perché no?, anche il loro patrimonio fiabesco.
Negli ultimi decenni, però, sfogliando i cataloghi, si avverte una tendenza inversa, un calo nell’apporto della cultura europea del passato di fronte ad
una presa di coscienza della loro cultura. Sempre più spesso gli Stati extraeuropei emettono serie di valori dedicati alle loro storie e alle leggende locali per evidenziare la loro cultura che può stare in quel campo alla pari con quella europea. È un’onda carica di suggestioni, di temi, di fantasie, di problemi che investono chi si occupa di folklore. L’unica difficoltà per noi europei è che, trovandoci di fronte ad un dentello in cui viene rappresentata una scena fantastica, si rimane spesso disorientati perché non vi sono fonti cui attingere per capire a quale leggenda, mito o fiaba faccia riferimento. I cataloghi, infatti, si limitano alla pura indicazione di un titolo come: “un uomo e un leopardo in mezzo alla savana”, “un fanciullo avvolto in una nube di fuoco vola in mezzo al cielo a cavallo di un drago”… Spiegazioni che non dicono nulla, perfettamente superflue perché attraverso la lente il filatelico capisce subito la situazione, senza però riuscire ad inquadrarla in un contesto preciso.
una presa di coscienza della loro cultura. Sempre più spesso gli Stati extraeuropei emettono serie di valori dedicati alle loro storie e alle leggende locali per evidenziare la loro cultura che può stare in quel campo alla pari con quella europea. È un’onda carica di suggestioni, di temi, di fantasie, di problemi che investono chi si occupa di folklore. L’unica difficoltà per noi europei è che, trovandoci di fronte ad un dentello in cui viene rappresentata una scena fantastica, si rimane spesso disorientati perché non vi sono fonti cui attingere per capire a quale leggenda, mito o fiaba faccia riferimento. I cataloghi, infatti, si limitano alla pura indicazione di un titolo come: “un uomo e un leopardo in mezzo alla savana”, “un fanciullo avvolto in una nube di fuoco vola in mezzo al cielo a cavallo di un drago”… Spiegazioni che non dicono nulla, perfettamente superflue perché attraverso la lente il filatelico capisce subito la situazione, senza però riuscire ad inquadrarla in un contesto preciso.Ma ritorniano ai personaggi di Perrault.
Le fiabe da lui scritte sono otto in prosa (La bella addormentata nel bosco, Cappuccetto rosso, Barbablù, Il gatto con gli stivali, Le fate, Cenerentola, Ciuffettino, Pollicino) e tre in versi, pubblicate anteriormente (La Marchesa di Saluzzo o La pazienza di Griselda, , Gli auguri e Pelle d’asino). Solo le fiabe in prosa ( ad eccezione di Pelle d’asino) sono presenti tra i molti valori dedicati all’opera di Perrault
Barbablu: È un personaggio che non è uscito dai confini della Francia, forse per la sua particolare vicenda tutta impregnata di horror. Barbablu, ricco signore, apparentemente bonario, è, invece, un serial killer, un Landru che ha già ucciso sei mogli, conservandone i corpi in una stanza segreta del suo castello. Alla settima sposa, ignara di tutto, dovendo partire per affari, lascia le chiavi di casa, con l’ordine di andare dove vuole tranne che in una stanza particolare. Ovviamente la moglie disubbidisce e, aprendo la porta proibita, trova i cadaveri delle mogli precedenti. Al suo ritorno Barbablu, riscontrata la disubbidienza che già era stata fatale alle mogli precedenti, decide di ucciderla. Solo l’intervento dei fratelli la salva da una brutta fine.
La fiaba non ha riscontri nel mondo della fantasia: il personaggio di Barbablu è realmente esistito. Sembra si tratti di Gilles de Rays o Rais o Retz, maresciallo di Francia, nato nel 1400 e morto a Nantes nel 1440. Compagno d’armi di Giovanna d’Arco, maresciallo dal 1429, si ritirò nel 1435 nelle sue terre di Bretagna dove, sperperato nel lusso il suo patrimonio, tentò di ridiventar ricco praticando la magia nera e l’alchimia. Si racconta che per soddisfare le sue pratiche abbia ucciso dai 130 ai 300 bambini. Accusato da più parti anche per il reato di pedofilia, e reo confesso e pentito, fu giustiziato mediante strangolamento. Ultimamente qualche storico cercò di riabilitarlo. Le orribili dicerie sul suo conto sembra che fossero solo calunnie messe in atto dall’Inquisizione che aveva già mandato sul rogo Giovanna ‘d’Arco di cui Rays era stato luogotenente. Dalla realtà alla fiaba.
La bella addormentata nel bosco La fiaba è presente anche nella raccolta dei F.lli Grimm (tanto che nei cataloghi è attribuita ora a Perrault ora ai due fratelli tedeschi) e nelle fiabe del Basile, con molte varianti. Una fata cattiva, non invitata al battesimo, per vendetta getta un maleficio sulla neonata principessa, dicendo che a quindici anni sarebbe morta per essersi punta con un fuso. Un’altra fata però mitiga l’incantesimo. La fanciulla si sarebbe solo addormentata per cento anni e con lei tutta la sua corte. Nonostante il re avesse fatto distruggere tutti i fusi presenti nel reame, ne rimase uno. La principessa incautamente si punse, si addormentò. Passarono cento anni durante i quali attorno alla reggia nacque un bosco. Un principe, che si era inoltrato in quel bosco, scoprì la reggia dove tutti dormivano, baciò la bella addormentata e tutti ritornarono a vivere. La fiaba ha ispirato a Ciaikovski la musica per un balletto. Anche Ottorino Respighi sfruttò la trama per una fiaba musicale in tre atti.Cappuccetto Rosso É presente anche nelle fiabe dei F.lli Grimm. Fiaba popolarissima. Cappuccetto Rosso viene mandata dalla nonna ammalata per portarle la cena. La mamma le raccomanda di non attraversare il bosco per non incorrere in qualche brutta avventura. Ma la bimba disubbidisce. Nel bosco incontra il lupo che, con modi gentili, riesce a sapere dove va. Il lupo precede Cappuccetto Rosso e giunto dalla nonna la divora, si traveste con la cuffia della vecchia e si nasconde nel letto. Quando la bimba arriva, divora pure lei. Qui termina la fiaba di Perrault a cui i F.lli Grimm aggiunsero la seguente variante. Un cacciatore che passava per caso vicino alla casa della nonna, avendo veduto il lupo, lo uccide, gli squarcia il ventre e nonna e Cappuccetto Rosso ‘riemergono sane’ e salve.
Cenerentola .Fiaba presente anche nel Basile e nell’opera dei F.lli Grimm. Cenerentola è figlia di un vedovo. Il padre, risposatosi con una vedova
autoritaria, madre di due figlie alquanto scorbutiche, non si preoccupa se la ragazza viene in casa relegata al rango di serva, mentre le figliastre se la spassano in feste e danze. Ma l’intervento della madrina, una fata, permetterà a Cenerentola di frequentare in abiti sontuosi le feste di corte. Unica clausola è quella di rientrare a casa entro mezzanotte. Un principe si innamora di lei ma non riesce a scoprire chi sia. Una notte Cenerentola, dimentica della clausola, si allontana dopo lo scoccare della mezzanotte e, fuggendo, perde una scarpina di vetro. Sarà attraverso questa che il principe riuscirà a ritrovarla e a sposarla. La fiaba è molto nota. Meno noto è il particolare della scarpetta. Anche se si tratta di una fiaba, pare strano che la fata madrina abbia procurato alla pupilla un paio di scarpette di vetro, un materiale per nulla adatto alla confezione delle calzature e ancor più per danzare. Studiosi di folklore, fra cui Marc Soriano, autore di parecchi volumi storico-critici su Perrault, sostengono che la parola ‘vetro’ attribuita alle scarpette è nata da un errore. Nel testo originale di Perrault sta scritto scarpetta di ‘vair’, cioè di vaio, una pelliccia tratta dalla pelle morbida di uno scoiattolo dei paesi nordici, in passato usata per confezionare abiti e pantofole. Da vair a verre il passo è breve. Bettelheim nel suo testo Il mondo incantato (p. 230) nota che già nel IX secolo a.C. esisteva in Cina una novella con tema analogo a quello Cenerentola e il quel caso la protagonista calzava una morbida pantofola di materiale prezioso. Anche in Egitto, a partire dal terzo secolo, si trovano diversi tipi di calzature, comprese pantofole, fatte di cuoio fino babilonese. Quindi, è assai probabile che Perrault abbia pensato ad una morbida scarpina di cuoio di scoiattolo, assai più adatta al ballo. Solo che a pensarla di vetro è più suggestivo e fantastico.
autoritaria, madre di due figlie alquanto scorbutiche, non si preoccupa se la ragazza viene in casa relegata al rango di serva, mentre le figliastre se la spassano in feste e danze. Ma l’intervento della madrina, una fata, permetterà a Cenerentola di frequentare in abiti sontuosi le feste di corte. Unica clausola è quella di rientrare a casa entro mezzanotte. Un principe si innamora di lei ma non riesce a scoprire chi sia. Una notte Cenerentola, dimentica della clausola, si allontana dopo lo scoccare della mezzanotte e, fuggendo, perde una scarpina di vetro. Sarà attraverso questa che il principe riuscirà a ritrovarla e a sposarla. La fiaba è molto nota. Meno noto è il particolare della scarpetta. Anche se si tratta di una fiaba, pare strano che la fata madrina abbia procurato alla pupilla un paio di scarpette di vetro, un materiale per nulla adatto alla confezione delle calzature e ancor più per danzare. Studiosi di folklore, fra cui Marc Soriano, autore di parecchi volumi storico-critici su Perrault, sostengono che la parola ‘vetro’ attribuita alle scarpette è nata da un errore. Nel testo originale di Perrault sta scritto scarpetta di ‘vair’, cioè di vaio, una pelliccia tratta dalla pelle morbida di uno scoiattolo dei paesi nordici, in passato usata per confezionare abiti e pantofole. Da vair a verre il passo è breve. Bettelheim nel suo testo Il mondo incantato (p. 230) nota che già nel IX secolo a.C. esisteva in Cina una novella con tema analogo a quello Cenerentola e il quel caso la protagonista calzava una morbida pantofola di materiale prezioso. Anche in Egitto, a partire dal terzo secolo, si trovano diversi tipi di calzature, comprese pantofole, fatte di cuoio fino babilonese. Quindi, è assai probabile che Perrault abbia pensato ad una morbida scarpina di cuoio di scoiattolo, assai più adatta al ballo. Solo che a pensarla di vetro è più suggestivo e fantastico. La fiaba ha ispirato Rossini, che compose un melodramma giocoso in due atti nel quale mantiene intatto il fascino della fiaba. Fu rappresentato a Roma nel 1817. Anche Massenet compose un’opera presentata sulle scene parigine nel 1899. Prokofiev ne trasse un balletto per il Bolscioi e Marius Petipa con Michel Fokine utilizzarono la fiaba per coreografie realizzate al Teatro Imperiale di Pietroburgo nel 1883 e al Covent Garden di Londra nel 1938. Walt Disney nel 1949 realizzò un lungometraggio a cartoni animati dal titolo Cinderella.
Enrichetto dal ciuffo Fiaba poco nota. Un re ha avuto un figlio deforme, brutto ma spiritoso e intelligente. Un altro re ha due figlie di cui una bellissima ma oca e un’altra bruttissima ma geniale. Le due regine madri s’incontrano e ricorrono ad una fata per sanare la situazione. Enrichetto ottiene di poter trasmettere la sua intelligenza alla donna che sposerà e la principessa oca di poter trasmettere la sua bellezza allo sposo. I due si incontrano in un bosco. Enrichetto si offre di sposare la fanciulla bellissima e questa, pur prendendo tempo, accetta. Dopo un anno il principe rimarrà brutto agli occhi di tutti, tranne che a quelli della bella principessa, mentre lei diventerà intelligente solo agli occhi di lui. La morale di Perrault è: “In colui che amiamo vediamo solo il buono e il bello. E colui che amiamo è per noi intelligente”.Le fate Fiaba di due sorelle: una brutta, spavalda, prepotente; l’altra bella, remissiva e servizievole cui toccano tutti i lavori più pesanti. Quest’ultima, un giorno, trovandosi alla fontana per attingere acqua, viene avvicinata da una vecchia che le chiede un sorso d’acqua e la ragazza glielo offre con cortesia. La vecchia è una fata e per ringraziarla le fa un dono: ad ogni sua parola le usciranno di bocca perle e diamanti. La madre, veduto il miracolo, manda alla fonte anche la figlia brutta, ma questa, alla richiesta della vecchia, risponde in malo modo e rimedia il dono di sputare rospi e serpenti ogni volta che parla. La prima diventerà regina. La seconda, scacciata di casa dalla madre, andrà a morire in fondo al bosco.

Il gatto con gli stivali . Un giovane riceve in eredità dal padre un gatto. Ben poca cosa. Ma il gatto con la sua astuzia si rivela un buon amico tanto da usare mille sotterfugi ed espedienti pur di vivere meglio. Alla fine con uno stratagemma riusirà a far sposare il suo padrone alla figlia di un re. Pelle d’asino Fiaba in versi. Un re molto ricco (aveva un asino che cacava denari), promise alla moglie in punto di morte di sposare solo una donna degna di lei. Morta la moglie, decise che l’unica donna all’altezza della defunta fosse sua figlia. La figlia, inorridita, chiese aiuto alla madrina, la Fata dei Lillà, che le consigliò di chiedere al padre doni impossibili. Lui, però, riusciva sempre a trovarli. Alla fine la ragazza gli chiese di donarle la pelle dell'asino che cacava i denari. E il padre non esitò ad uccidere la bestia. Con la pelle sulle spalle la ragazza fuggì. Si rifugiò in una fattoria lontana dove col nome di Pelle d’Asino lavorò come sguattera. La fata madrina le aveva consegnato una bacchetta magica con la quale, quando era sola, faceva apparire i suoi abiti più belli e li indossava. Il figlio del re la vide in queste vesti e se ne innamorò. Caduto ammalato, il principe chiese che Pelle D’Asino gli facesse una focaccia per guarire. La ragazza ubbidì, ma nascose un anellino nella focaccia. Il principe, guarito, dichiarò che avrebbe sposato la ragazza al cui dito si fosse adattato l’anello. Naturalmente Pelle d’Asino fu la .fortunata.
Pollicino Non ebbe in filatelia altrettanta fama delle altre fiabe forse perché entrò in competizione con fiabe scritte dai F.lli Grimm. Si tratta di una tipica fiaba di abbandono, causato da difficoltà economiche dei genitori. Pollicino era l’ultimo di sette fratelli, figli di un povero taglialegna. Non potendo il padre sfamare tutti, decide di abbandonarli nel bosco. Pollicino, avendo udito il padre esporre alla moglie quanto stava per fare, si riempie le tasche di sassolini bianchi che semina mentre il padre si dirige nel folto del bosco. In tal modo i sette fratelli, seguendo la traccia lasciata dai sassi, riescono a ritrovare la via di casa. Alcuni giorni dopo il padre ritenta e stavolta Pollicino, non avendo avuto il tempo di raccogliere sassolini bianchi, si mette in tasca briciole di pane e le semina dietro di sè. Purtroppo gli uccelli le mangiano e i sette non riescono a ritrovare la via del ritorno. Vagando per il bosco, scorgono una casa e chiedono ospitalità, senza sapere che è la casa dell’orco, padre di sette figlie. Quando vanno a dormire nella stessa camera delle ragazze, Pollicino per prudenza scambia i berrettucci dei suoi fratelli con le cuffie delle figlie dell’orco addormentate. Al suo ritorno, nel buio della notte, l’orco, credendo di uccidere i bambini per divorarli, uccide invece le sue figlie. Pollicino e i suoi fratelli fuggono, inseguiti dall’orco che indossa gli stivali dalle sette leghe. Non trovando i bambini, l’orco si riposa e si addormenta. Pollicino riesce a sfilargli gli stivali e con questi si reca dall‘orchessa. Dicendole di essere inviato dal marito (che gli aveva imprestato gli stivali magici), si fa consegnare tutto il denaro e con i fratelli ritorna a casa dove padre e madre lo accolgono a braccia aperte.
Gli studiosi di folklore, più che un abbandono dei figli dovuto alla povertà, hanno voluto
ravvisare nel racconto antichi riti di iniziazione che i giovani dovevano affrontare prima di entrare nell’età adulta. Il tema dell’orco e dell’orchessa è presente anche in fiabe italiane quali Corvetto del Basile e Il gobbo Tabagnino di Calvino.

FILATELIA
BELIZE 1980 (495/52+BF 17), BERLINO 1964 (214/6), 1965 (242/5), BRASILE 1964 (2207), BULGARIA 2000 (3867/8), BURUNDI 1997 (752), CENTRO AFRICA REPUBBLICA 1979 (396), D.D.R. 1968 (1122/7), 1985 (2616/21), DOMINICA 1997 (BF 333), FRANCIA 1983 (2273), 1997 (3040) , GERMANIA 1971 (526), GRAN BRETAGNA 2005 (1205), GRECIA 2010, GRENADA 1981 (989/97+BF 95), 1987 (1464/81+BF 181 e 184), GRENADINES DI GRENADA 1986 (701), 1997 (2153), GUYANA 2001 (401 e 404), JERSEY 1995 (717/9), LIBERIA 1999 (1 valore), MALI 1972 (153/5 P.A.), MANAMA 1972 (819/23 Catal. Michel), MONACO 1978 (1152/60), NEVIS 1996 (950*BF 118), OLANDA 1997 (1602/3), PARAGUAY 1978 (1668/74+P.A. 809/10), 1980 (1713/9+P.A. 824/5), 1980 (1749/55+P.A, 835/6) 1982 (1919/1925), POLONIA 1968 (1679-1682/3), RUSSIA 1993 (5978), SAINT VINCENT 1992 (1558), SAINT VINCENT GRANADINES 1992 (828/36), SAN MARINO 2004 (2101), SANT’ELENA 2000 (758/9), SIERRA LEONE 1986 (751/58+BF 54/5), SIRIA 1976 (478), UNGHERIA 1959 (1328 e 1334), 1960 (1406), 1979 (2696 e 2699), URUGUAY 1979 (1030)
BELIZE 1980 (495/52+BF 17), BERLINO 1964 (214/6), 1965 (242/5), BRASILE 1964 (2207), BULGARIA 2000 (3867/8), BURUNDI 1997 (752), CENTRO AFRICA REPUBBLICA 1979 (396), D.D.R. 1968 (1122/7), 1985 (2616/21), DOMINICA 1997 (BF 333), FRANCIA 1983 (2273), 1997 (3040) , GERMANIA 1971 (526), GRAN BRETAGNA 2005 (1205), GRECIA 2010, GRENADA 1981 (989/97+BF 95), 1987 (1464/81+BF 181 e 184), GRENADINES DI GRENADA 1986 (701), 1997 (2153), GUYANA 2001 (401 e 404), JERSEY 1995 (717/9), LIBERIA 1999 (1 valore), MALI 1972 (153/5 P.A.), MANAMA 1972 (819/23 Catal. Michel), MONACO 1978 (1152/60), NEVIS 1996 (950*BF 118), OLANDA 1997 (1602/3), PARAGUAY 1978 (1668/74+P.A. 809/10), 1980 (1713/9+P.A. 824/5), 1980 (1749/55+P.A, 835/6) 1982 (1919/1925), POLONIA 1968 (1679-1682/3), RUSSIA 1993 (5978), SAINT VINCENT 1992 (1558), SAINT VINCENT GRANADINES 1992 (828/36), SAN MARINO 2004 (2101), SANT’ELENA 2000 (758/9), SIERRA LEONE 1986 (751/58+BF 54/5), SIRIA 1976 (478), UNGHERIA 1959 (1328 e 1334), 1960 (1406), 1979 (2696 e 2699), URUGUAY 1979 (1030)
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