lunedì 27 giugno 2011

Basile in Francobollo

(Italia)

Nato a Giugliano in Campania nel 1566 e ivi morto nel 1632.
Da giovane fu soldato mercenario al servizio della Repubblica della Serenissima, spostandosi tra Venezia e Candia, l’odierna Creta. In questo periodo, l'ambiente della colonia veneta dell'isola gli permise di frequentare una società letteraria, l'Accademia degli Stravaganti.
I primi documenti della sua produzione letteraria pervenutici sono del  1604 e sono costituiti da alcune lettere scritte come sorta di prefazione alla Vaiasseide dell'amico e letterato napoletano Giulio Cesare Cortese.
L'anno seguente venne messa in musica la sua villanella Smorza crudel amore.
Rientrato a Napoli nel 1608, pubblica il suo poemetto Il Pianto della Vergine.
Nel 1611 prese servizio alla corte di Luigi Carafa, principe di Stigliano, al quale dedicò un testo teatrale, Le avventurose disavventure e successivamente seguì la sorella Adriana, celebre cantante dell'epoca alla corte di Vincenzo Gonzaga a Mantova, entrando a far parte della Accademia degli Oziosi. Curò fra l'altro la prima edizione delle rime di Galeazzo di Tarsia.
Nella città lombarda fece stampare madrigali dedicati alla sorella, e odi e, nel 1613 le Egloghe amorose e lugubri, seconda edizione riveduta ed ampliata de Il Pianto della Vergine ed il dramma in cinque atti La Venere addolorata.
Tornato a Napoli, fu governatore di vari feudi per conto di alcuni signori meridionali.
Nel 1618 uscì L'Aretusa, un idillio dedicato al principe Caracciolo di Avellino e l'anno seguente un testo teatrale in cinque atti Il Guerriero amante.
Morì a Giugliano, nel 1632, e fu sepolto nella Chiesa di Santa Sofia.
Opere: Le sue opere più famose sono scritte in lingua napoletana e si intitolano Le muse napolitane e Lo cunto de li cunti overo Lo trattenemiento de peccerille, noto anche come il Pentamerone , benché sia stato chiamato così da un editore e non per scelta del Basile.
Quest'ultimo, anche nel titolo, si ispira evidentemente alla raccolta di novelle (Decameron) di Boccaccio, ma con alcune differenze: le giornate sono la metà (5 anziché 10) e ridotto alla metà è anche il numero delle novelle (50 anziché 100, tra cui 49 raccontate dalle narratrici più 1 che fa da cornice alla storia); i narratori sono dieci vecchiette caratterizzate da difetti fisici (Zeza è sciancata, Cecca storta, Meneca gozzuta, Tolla nasuta, Popa gobba, Antonella bavosa, ecc.).
Più che novelle, le storie narrate da Basile sono fiabe tratte in genere dalla tradizione popolare, che l'autore trasforma però in prodotti letterari, con l'uso di un dialetto più colto di quello effettivamente parlato e con l'inserimento di notazioni ironiche e commenti moralistici. L'opera di Basile fu una fonte di ispirazione per altri autori di fiabe e favole, come Charles Perrault o i fratelli Grimm.
Infine la scelta di scrivere in lingua napoletana corrisponde alla tendenza propria dell'età barocca di sperimentare nuovi e più attuali modi espressivi
Fu Benedetto Croce a “tradurre” le favole in “italiano” e a scrivere la  premessa al libro Lo cunto de li cunti, edito da Laterza, Bari,  nel 1925. 

FILATELIA
ITALIA  Anno 1998  (Annullo speciale  illustrato)

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